La Copa América compie un secolo. E non importa che si sia giocata la scorsa estate in Cile, con la prima storica vittoria del paese ospitante. A giugno si svolgerà negli Stati Uniti la Copa América Centenario, prima edizione del campionato continentale più antico del mondo a tenersi fuori dal territorio sudamericano. Il torneo è come sempre organizzato dalle confederazione sudamericana CONMEBOL, che si avvarrà della collaborazione di quella dell’America centro-settentrionale e dei Caraibi, la CONCACAF, e della federazione del paese ospitante, la U.S. Soccer.
I quattro gironi vedranno affrontarsi tutte le dieci squadre della confederazione sudamericana e sei rappresentative provenienti dal resto delle Americhe. La partita inaugurale sarà USA-Colombia e si svolgerà il 3 giugno al Levi’s Stadium a Santa Clara, in California, nell’impianto che ha ospitato anche il Super Bowl 50. La quarantacinquesima Copa América si configurerà come un vero e proprio torneo panamericano, nonché come il più importante evento calcistico negli Stati Uniti da USA 1994.
Sono dieci gli stadi che accoglieranno le selezioni americane in tutto il territorio statunitense. New York ospiterà la finale nell’imponente MetLife Stadium, sede delle due squadre di football americano New York Giants e New York Jets. Tutti gli impianti selezionati hanno almeno 60.000 posti e sono situati in zone dalla forte concentrazione di popolazione latinoamericana: una scelta ovviamente non casuale.
L’ex presidente della CONCACAF Alfredo Hawit, arrestato a dicembre 2015 nell’ambito degli scandali che hanno scosso la FIFA, nel 2012 aveva commentato così la decisione di svolgere il torneo negli Stati Uniti: “Perché il mercato è negli Stati Uniti, gli stadi sono negli Stati Uniti, la gente sta negli Stati Uniti”.
Mercato, stadi, gente. Queste sembrerebbero essere le tre chiavi che hanno portato la CONMEBOL alla decisione di proporre la Copa América 2016 in versione a stelle e strisce. Mercato, perché un evento di questa portata nel paese del dollaro significa enorme attenzione internazionale e diritti tv ben pagati. Stadi, perché gli impianti che ospitano il football della NFL e il soccer della MLS sono tra i più moderni e capienti del continente. Gente, perché centinaia di migliaia di latinos non vedono l’ora riempire proprio quegli stadi senza doversi neanche spostare.
I biglietti sono già in vendita, nonostante le polemiche. Il comitato organizzativo del torneo ha per ora messo in vendita solo i venue pass, ovvero i biglietti cumulativi che permettono l’accesso a tutte le partite previste in uno dei dieci stadi. I biglietti singoli usciranno solo se gli stadi non dovessero andare sold-out con i pass: una strategia mossa dall’esigenza di riempire gli enormi impianti anche per partite dal basso appeal. I prezzi, tra l’altro, non sono proprio popolari: come riporta Forbes, il costo medio di un venue pass è di 888 dollari. Con buona pace di chi, residente negli USA o all’estero, vorrebbe assistere ad una sola partita.
Secondo il messicano La Aficiòn, gli organizzatori stimano di ottenere 120-180 milioni di dollari in biglietti e almeno altri 100 tra sponsor e diritti TV, per un totale di circa 300 milioni di dollari di ricavi. Numeri che permetterebbero all’edizione 2016 di raddoppiare i ricavi rispetto a Cile 2015, che portò circa 115 milioni di dollari nelle tasche della CONMEBOL.
Insomma, non male per un’edizione nemmeno prevista dall’incedere quadriennale della competizione. D’altronde c’è un centenario da festeggiare, ma soprattutto c’è un particolare do ut des tra le confederazioni che vogliono battere cassa e una nazione che nei prossimi decenni punterà a conquistare anche il mondo del calcio. E cosa c’è di meglio che importare un prestigioso torneo continentale per mettere in mostra la propria nazionale maschile, che ottiene visibilità internazionale solo una volta ogni quattro anni col Mondiale?
Al momento, non avendo da offrire grandi talenti o campionati granché avvincenti, gli Stati Uniti offrono al mondo del calcio ciò che hanno, e di certo non è poco: mercato, stadi e gente. Che siano gli ultimi inverni di un campione, tournée estive di grandi club o campionati continentali, le porte sono aperte.
Nonostante adesso sembri tutto avviato, la coppia calcio sudamericano & mercato statunitense ha rischiato di scoppiare. Sarebbe stato difficile il contrario, quando l’intelligence statunitense fece venire allo scoperto la fitta trama di corruzione che per decenni avrebbe condizionato l’assegnazione di Mondiali, diritti TV e accordi di marketing legati alle competizioni.
Quel 27 maggio 2015, nella retata presso l’Hotel Baur au Lac di Zurigo che sconvolse il calcio mondiale, finirono in manette anche Jeffrey Webb ed Eugenio Figueredo, i presidenti di CONCACAF e CONMEBOL. Esattamente le uniche due persone sedute al tavolo dei relatori durante la conferenza stampa di presentazione della Copa América Centenario. Non una bella immagine per la reputazione del torneo.
Al centro dello scandalo finirono anche degli imprenditori: in particolare furono indagati gli argentini Alejandro Burzaco, CEO della “Torneos y Competencias”, e Hugo e Mariano Jinkis,a capo della “Full Play Group”. Le due società erano parte del gruppo Datisa, che con 320 milioni di dollari si era assicurato sponsorizzazione e diritti TV per le Copa América 2015, 2016, 2019 e 2023.
Come riporta Inside World Football, l’FBI rilevò che Datisa, per aggiudicarsi i diritti, aveva acconsentito a pagare 110 milioni di dollari in tangenti a Webb, Figueredo e altri dirigenti FIFA. Nel dettaglio, sarebbero state pagate mazzette pari a 20 milioni per la firma del contratto, 30 milioni per l’edizione del centenario e 20 milioni per ognuna delle edizioni canoniche.

Traducendo da pagina 105 del documento d’accusa diffuso dall’FBI, “ogni pagamento da 20 milioni andava suddiviso tra i destinatari delle tangenti come segue: 3 milioni a ognuno dei tre principali dirigenti della CONMEBOL (il presidente della confederazione e i presidenti delle federazioni argentina e brasiliana); 1.5 milioni a ognuno degli altri sette presidenti delle federazioni della CONMEBOL; 0,5 milioni a un undicesimo dirigente della CONMEBOL”.
Non c’è dunque da stupirsi se in estate la U.S. Soccer presentò un documento segreto contenente una lista di condizioni alle quali la CONMEBOL avrebbe dovuto attenersi, se avesse voluto mantenere la possibilità di svolgere la Copa América negli Stati Uniti.
Nel frattempo, i media statunitensi si chiedevano se non fosse il caso di rinunciare ad ospitare la competizione. Dopo l’emergere dello scandalo FIFA, nessuno poteva dire con certezza se la Copa América 2016 si sarebbe svolta negli Stati Uniti. A metà ottobre, poi, la mossa che rassicurò tutti: la CONMEBOL comunicava ufficialmente che il contratto con Datisa era stato rescisso bilateralmente. The show can go on.
La Copa América Centenario si svolgerà dunque negli Stati Uniti dal 3 al 26 giugno 2016. Non è stata fermata né dal terremoto che ha sconvolto la FIFA, né dalla naturale diffidenza dei sudamericani nel disputare il loro torneo continentale in territorio yankee. I gironi sono usciti da poco e vedranno gli Stati Uniti impegnati in quello che è già stato definito “gruppo della morte” con Colombia, Costa Rica e Paraguay, mentre il duello con cui ci eravamo lasciati, quello tra Cile e Argentina, si riproporrà sin da subito nel girone D.
Per i calciofili, la notizia è che a giugno che ci saranno sedici giorni di Europeo e Copa América in contemporanea. Se non avremo un atteggiamento troppo eurocentrico, potremo ogni tanto volgere lo sguardo all’altro lato del mondo, per accorgerci che con la prima vera coppa panamericana è iniziata una nuova era del calcio. Che tutto sarà, meno che eurocentrica.
Pubblicato su Gioco Pulito il 22 febbraio 2016