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Astra Giurgiu, la squadra mai amata

L’Astra Giurgiu, prossimo avversario della Roma in Europa League, viene dal periodo più vincente della sua lunga storia. Eppure, nonostante i recenti successi e la longevità, non è una squadra che abbia mai riscosso grande seguito.

Innanzitutto, va segnalato che prima del 2012 l’Astra Giurgiu non è mai esistita. È esistita, e per lungo tempo, l’Astra Ploiești, fondata negli anni Trenta come emanazione della compagnia petrolifera Astra-Română, con sede nella città di Ploiești. Per circa sessant’anni il club non ha mai raggiunto i livelli alti del calcio romeno, senza riuscire nemmeno ad aggregare una tifoseria numerosa e fedele. La squadra del popolo di Ploiești, infatti, è sempre stata il Petrolul.

La svolta nella storia dell’Astra è rappresentata dall’uomo che da vent’anni ne è il padre padrone: Ioan Niculae. È lui luomo più ricco di Romania secondo Forbes, proprietario del gruppo InterAgro, colosso nel campo della coltivazione di cereali e dei fertilizzanti. L’uomo che nel 1996 ha comprato l’Astra Ploiești e che nel 1998 l’ha portata per la prima volta in massima serie romena. L’uomo che ha fuso il club con i rivali del Petrolul, per poi veder fallire l’esperimento e rifondare l’Astra. L’uomo che ha portato l’Astra all’apice della sua storia, vincendo dalla stagione 2013-14 ad oggi un campionato, una Coppa di Romania e due volte la Supercoppa. Ma anche l’uomo che nel 2012 ha deciso che la città che da sempre ospitava il club non sarebbe più stata la sua casa.

Damiano Benzoni, caporedattore della pagina sportiva di East Journal, ci spiega questa decisione: «Le autorità locali di Giurgiu, città tranquilla e poco interessata al calcio, cercavano una squadra per la città. L’Astra aveva sempre vissuto all’ombra del Petrolul, con poche gioie e pochi tifosi. Il trasferimento è stata una scelta di mercato: dopo aver accusato le autorità di Ploiești di non sostenere l’Astra, Niculae ha investito 3 milioni per costruire un nuovo stadio a Giurgiu e ci ha portato il club, sperando di incontrare il favore dei locali».

«A Ploiești l’Astra aveva pochi tifosi, attaccati più ai risultati che alla squadra – continua Benzoni – tuttavia a Giurgiu si è ripetuta la stessa situazione: basti pensare che l’anno scorso l’Astra ha vinto il primo scudetto della sua storia, viaggiando sui circa 3500 spettatori a partita. Quest’anno, nonostante la competizione europea, sono la metà. A Ploiești i risultati erano simili. Intanto il Petrolul, fallito un’altra volta, quest’anno registra le 6000 presenze in quarta divisione».

Interpellato sulla somiglianza tra la storia dell’Astra Giurgiu/Ploiești e quella del Wimbledon/MK Dons, di cui abbiamo già parlato, Benzoni risponde così: «Certamente sono due storie affini, ma con l’unica differenza che i pochi tifosi dell’Astra Ploiești, quando si sono visti portar via il club, non lo hanno rifondato. I gialloblù del Petrolul, al contrario, hanno sempre avuto un’identità forte e quando il club è fallito i tifosi lo hanno seguito anche nelle serie minori. Eppure è curioso che anche il Petrolul sia in realtà passato per un trasferimento,da Bucarest alla sua attuale sede, nel 1952. Si chiamava Juventus Bucarest e aveva nel suo stemma la lupa capitolina, che ora sopravvive solo nel soprannome di “lupi gialli”. Ma è evidente che, nonostante non sia nata lì, l’unica squadra di Ploiești sia sempre stata il Petrolul».

A settembre, quando è stata battuta per 4-0 dalla Roma nella partita d’andata, l’Astra Giurgiu viveva una situazione societaria di massima criticità, con i giocatori che non prendevano lo stipendio da mesi e debiti verso lo Stato e i fornitori. In estate erano stati venduti i due grandi artefici della stagione che aveva reso l’Astra “il Leicester di Romania”: i brasiliani William e Boldrin, ceduti allo Steaua Bucarest per tenere in vita la società.

Oggi, a distanza di due mesi e poco più, la situazione è parzialmente cambiata. Grazie alla cessione (sempre allo Steaua) di altri giocatori e ai soldi dell’Europa League, l’Astra è riuscita a stare a galla. E se in campionato la posizione di mezza classifica la condanna doversi guardare più alle spalle che davanti, in Europa ha invece invertito la tendenza iniziale conquistando sette punti e la speranza di passare il turno.

Tuttavia, nonostante calciatori e staff percepiscano di nuovo lo stipendio, il futuro è tutt’altro che florido. Il patron Niculae è infatti accusato di disinteressarsi del club da quando nel luglio scorso è uscito di galera con la condizionale. Era stato arrestato poco più di un anno prima, per aver finanziato illegalmente la campagna elettorale del Partito Socialdemocratico romeno. Ha dichiarato che il club si autofinanzierà, ma i pochi tifosi, ben consci delle sue possibilità economiche, vedono il suo atteggiamento come un abbandono.

Pur avendo vinto il campionato l’anno scorso, l’Astra è destinato a fallire, o perlomeno a ridimensionare drasticamente i suoi obiettivi sportivi. «In Romania è già successo che chi ha vinto lo scudetto fallisca poco tempo dopo. È successo al Rapid Bucarest, all’Unirea Urziceni, all’Oțelul Galați. Purtroppo il calcio romeno vive una situazione al momento senza vie d’uscita – conclude Benzoni –  impoverito nelle rose e senza alcun investimento sul calcio giovanile. L’unico progetto a lungo termine è quello di Gheorghe Hagi, considerato il miglior giocatore romeno di sempre, che ha acquistato il Viitorul Constanța e ne ha fatto una vera e propria accademia calcistica».

Si ringrazia Damiano Benzoni, che potete leggere sulla pagina sportiva di East Journal e sul suo blog Dinamo Babel

Pubblicato su Gioco Pulito il 6 dicembre 2016

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