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  • La fanzone del Carpi la pagano i Tifosy

    20 mila euro da raccogliere in due mesi. È questo l’obiettivo della campagna di crowdfunding lanciata dal Carpi FC e dalla piattaforma Tifosy per finanziare la prima fanzone della squadra emiliana. Tifosi e simpatizzanti biancorossi potranno contribuire alla creazione dello spazio polifunzionale fino al 19 maggio donando da pochi spicci a centinaia di euro, e ricevendo in cambio materiale autografato e altri riconoscimenti.

    Nelle intenzioni del club la zona dedicata ai tifosi sarà realizzata sotto al settore Distinti dello stadio Cabassi e sarà un punto di ritrovo per i tifosi prima e dopo le partite, uno spazio di socialità e svago grazie a divani, tavoli, videogiochi, biliardini e attività per i bambini. Ogni tanto sarà anche possibile incontrarvi qualche giocatore della prima squadra, che magari accetterà una sfida alla Play.

    A pochi giorni dal lancio, avvenuto il 17 marzo, l’iniziativa ha già raccolto più di un quarto dei fondi necessari, anche grazie al contributo iniziale di mille euro da parte dal club. Come tutte le campagne di crowdfunding che si rispettino, anche questa prevede la gestione trasparente dei fondi: il Carpi ha infatti già dichiarato come saranno ripartiti i costi tra costruzione della struttura, arredi, impianto elettrico e altre necessità.

    I riconoscimenti per i donatori cambiano ovviamente a seconda dell’entità della donazione. Si va dai ringraziamenti pubblici per i contributi di poche decine di euro, alle divise autografate, fino a formule che comprendono anche l’abbonamento per la prossima stagione. I fanfunders avranno anche l’opportunità di aggiudicarsi una delle maglie speciali indossate dai calciatori durante Carpi-Spal, che recano sul retro la scritta #FanZoneBiancoRossa.

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    La campagna si colloca nel progetto di collaborazione tra la Lega B e Tifosy, azienda inglese specializzata nei crowdfunding in ambito calcistico. Tra i progetti finanziati in passato con questa pratica, risaltano senza dubbio il Museo Crociato del Parma (170 mila euro raccolti) e gli impianti sportivi per il settore giovanile del Portsmouth (270 mila sterline).

    «Grazie alla partnership stretta da Lega B con Tifosy, siamo la prima società della Serie B ad avviare una campagna di fanfunding» ha commentato Simone Palmieri, responsabile marketing del Carpi, che ha definito la fanzone «uno spazio da vivere insieme, per accorciare ancora le distanze tra il club e la sua gente».

    Nicola Verdun, business director di Tifosy, commenta così l’iniziativa: «Il Carpi ha capito il valore del fanfunding: volevano coinvolgere maggiormente i tifosi. Stiamo discutendo con altre squadre italiane nuove campagne da avviare in futuro. Il percorso di preparazione è di solito abbastanza lungo, perché vogliamo assicurarci che il crowdfunding riesca al 99%. Il lavoro per questo progetto, ad esempio, è partito otto mesi fa: c’è sempre un periodo di analisi approfondita che precede il lancio di ogni campagna».

    Il Carpi è dunque il primo club italiano di alto livello che lancia una campagna di crowdfunding. Visti i tempi di stenti economici per i club italiani, è probabile che tale pratica si diffonderà molto nei prossimi anni. L’auspicio è che non perda la sua natura partecipativa e comunitaria, che non diventi cioè uno strumento usato dai presidenti per spremere i tifosi, sempre pronti ad aiutare il club. Chiedere soldi ai tifosi è una cosa che va fatta con parsimonia e per progetti speciali, come quelli che li coinvolgono direttamente i (come appunto una fanzone), quelli che danno i propri effetti a lungo termine (come un settore giovanile) e quelli che valorizzano la cultura sportiva di un club (come un museo). O quelli così costosi da essere difficilmente irraggiungibili.

    C’è un altro dubbio all’orizzonte. Finché si finanzieranno zone dedicate alla tifoseria, progetti culturali, centri sportivi e zone dello stadio saremo tutti d’accordo. Ma il crowdfunding potrebbe anche essere (mal)interpretato per spese arbitrarie e dagli effetti a breve termine. Ad esempio, quando qualche istrionico patron proporrà il crowdfunding per comprare un giocatore – e quel momento sapete che arriverà –  come reagiremo?

    Per ora la garanzia sulla qualità dei progetti è certificata da Tifosy, che valuta ogni proposta e dice di sì solo a interlocutori credibili e con i conti a posto. Ad oggi dunque, senza creare allarmismo, possiamo constatare che il progetto del Carpi è un buon inizio. Speriamo che faccia da apristrada.

    Per partecipare, basta andare su tifosy.com/carpi.

    Pubblicato su Gioco Pulito il 20 marzo 2017

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  • La Serie B apre al crowdfunding con Tifosy

    È nata la partnership che metterà in connessione le squadre di Serie B con Tifosy, la piattaforma di crowdfunding inglese dedicata al mondo del calcio. Il CEO di Tifosy Fausto Zanetton e il co-fondatore Gianluca Vialli hanno presentato il progetto assieme ad Andrea Abodi durante l’assemblea di Lega B del 21 aprile. L’utilizzo degli strumenti e delle competenze di Tifosy erano a disposizione dei club anche prima dell’accordo, ma la Lega B fa sapere che “svolgerà un ruolo di facilitatore per l’incontro fra Tifosy e le associate”.

    Un po’ come Musicraiser per la musica, Tifosy è uno strumento di raccolta fondi tematico: permette di finanziare progetti presentati da club calcistici o comunque attinenti al mondo del calcio. A differenza delle principali piattaforme di crowdfunding, però, Tifosy non permette a chiunque di iniziare una campagna: i progetti vengono selezionati e strutturati di concerto tra i proponenti e l’azienda inglese.

    Tifosy ha lanciato finora otto campagne di finanziamento, di cui quattro portate a termine e altrettante ancora in corso. Tra quelle concluse, spicca senza dubbio #WeAreParma, che nell’ambito della rinascita del Parma Calcio 1913 ha fatto sì che i tifosi raccogliessero più di 170 mila euro per costruire il Museo Crociato dentro allo Stadio Tardini.

    In Inghilterra, invece, i tifosi del Bradford hanno messo insieme 150 mila sterline per dotare lo stadio di spogliatoi nuovi e di un maxi-schermo, mentre quelli del Portsmouth hanno finanziato buona parte del nuovo centro sportivo con 270 mila sterline.

    La prima fasedell’accordo con la Serie B prevede la partecipazione di quanti più tifosi possibili a un sondaggio online, con lo scopo di capire quali sono le piazze più adatte all’avvio di un crowdfunding. Seguirà dunque la fase di analisi dei dati e poi prenderanno vita i primi progetti.

    «Tuttavia», ci spiega Fausto Zanetton, «la prima campagna di crowdfunding consisterà nel finanziamento di un campo di calcio a Lampedusa. È un progetto di beneficenza fortemente voluto dalla Lega, destinato indistintamente ai locali e ai migranti».

    «Per quanto riguardo l’avvio dei primi progetti riguardanti i club di Serie B», continua Zanetton, «ci avvaliamo dei dati e dei consigli della Lega per capire dove è meglio cominciare. Alcune società si sono avvicinate, ma stiamo considerando tutto con molta calma perché devono essere idee e progetti credibili presentati da club stabili a livello societario e finanziario. Il ruolo della Lega è importante proprio per questo: sono i primi a non voler fare brutte figure».

    Rispetto alla possibilità che il crowdfunding venga utilizzato dai presidenti di B come mero strumento di raccolta fondi, il CEO di Tifosy risponde così: «Speriamo di poter promuovere la cultura del fan engagement, non solo in Italia ma anche nel Regno Unito. Anche lì per molti proprietari di club il crowdfunding è un concetto nuovo. Io spiego loro che sì, serve a ottenere soldi dai tifosi, ma il vantaggio principale è la partecipazione, coinvolgere la comunità in un progetto importante. Ad esempio, ora che le nuove training facilities del Portsmouth stanno aprendo, in città e sui social network c’è grande fermento e tutti si vantano di aver contribuito alla loro realizzazione».

    Tifosy si è dotata da poco della licenza per poter svolgere anche crowdfunding di tipo equity e debt-based. Il primo permette di contribuire a fondo perduto, come nel crowdfunding normale, ma ottenendo in cambio delle quote della società. Il secondo, utilizzato per finanziare progetti molto costosi (sì, anche stadi), è un vero e proprio prestito che i tifosi fanno al club: chi partecipa ottiene indietro i soldi con gli interessi e alcuni privilegi, ad esempio membership speciali.

    Dopo l’esperimento – ben riuscito – di Parma, Tifosy si prepara dunque allo sbarco su vasta scala nel calcio Italiano. Da un lato, il timore è che alcuni presidenti possano sfruttare la passione al solo scopo di ottenere un ulteriore finanziamento da parte dei tifosi, che già contribuiscono ampiamente pagando biglietti, merchandising e, indirettamente, abbonamenti alla pay tv.

    Dall’altro, la speranza è che strumenti del genere possano giovare al calcio italiano, permettendo alle dirigenze di capire il valore della comunità che si riunisce attorno a un club. Perché, è vero, di soldi ce n’è bisogno, ma c’è ancor più bisogno di ripensare il rapporto tra i club e i tifosi, in favore di una gestione più trasparente, inclusiva ed economicamente virtuosa delle società di calcio.

    Pubblicato su Gioco Pulito il 28 aprile 2016

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