Archive

Categoria: Approfondimenti

  • Né SuperLega né UEFA: il calcio moderno è quello che torna dai tifosi

    Non bisogna cadere nell’inganno della scelta tra due modelli contrapposti che poggiano sull’identico presupposto di calcio-business. L’alternativa esiste e altrove non è utopia: riaprire le porte ai tifosi, coinvolgendo la base e rendendola garante della sopravvivenza del football stesso.

    Continua a leggere su MicroMega

    * * *

  • Roma 2000, l’eccellenza nel blind football: “L’unica scuola calcio per ciechi in Europa, ma senza soldi”

    «Quando entri dentro di loro, queste persone ti prendono anima e corpo, ti spingono a dar loro tutto ciò che puoi». È così che Stefano Trippetta racconta l’inizio della sua collaborazione con l’ASDD Roma 2000, una delle più importanti realtà di calcio per non vedenti del panorama italiano. Non ha un ruolo preciso in società, si definisce «factotum volontario». All’occorrenza fa il portiere (l’unico ruolo di questa disciplina paralimpica riservato ai vedenti), ma il suo scopo primario è quello di «aiutare questi ragazzi in maglia giallorossa a trovare le risorse economiche per poter portare avanti la scuola calcio, che è l’unica del genere in Europa».

    Continua a leggere su “Il Romanista”

    * * *

  • Roma e Parigi, un gemellaggio esclusivo lungo oltre 60 anni

    Il devastante incendio che ha parzialmente distrutto la cattedrale di Notre-Dame di Parigi permette di ricordare, tra i messaggi di solidarietà che da tutto il mondo si sono levati per la capitale francese, anche la storia del gemellaggio esclusivo e reciproco che da oltre 60 anni lega Roma alla Ville des Lumieres.

    Continua a leggere su “Il Romanista

    * * *

  • In piedi allo stadio, il Tottenham fa pressing: 7.500 “rail seats” nel nuovo impianto

    Migliaia di tifosi del Tottenham, mercoledì scorso, hanno assistito alla prima partita nel loro nuovo stadio stando in piedi. Questa pratica in Inghilterra è vietata da quando negli Anni 90, in seguito alla tragedia di Hillsborough, la stampa e la politica puntarono il dito contro gli hooligans e in generale dei tifosi che popolavano le gradinate. Da alcuni anni però, complice la sentenza che ha fatto luce sulle grandi responsabilità della polizia nella morte dei 96 tifosi del Liverpool, il dibattito pubblico su questo tema si è riacceso.

    Continua a leggere su “Il Romanista”

    * * *

  • Il Tottenham Supporters’ Trust: “È uno stadio a misura di tifoso, ma i prezzi sono assurdi”

    Il prezzo minimo per abbonarsi al nuovo stadio del Tottenham è di 795 sterline, circa 926 euro. È la nota stonata di uno stadio che, per il resto, è costruito a misura di tifoso, con gli spalti vicino al campo, un’ottima acustica e servizi di ogni tipo. Il Tottenham Hotspur Supporters’ Trust è l’organizzazione che riunisce i tifosi degli Spurs e che, per tutta la durata del processo che ha portato alla costruzione dell’impianto inaugurato mercoledì, si è confrontata con il club per provare a far considerare le esigenze dei tifosi in ogni ambito decisionale.

    Continua a leggere su “Il Romanista”

    * * *

  • E intanto il Tottenham inaugura il nuovo stadio

    Sembra un altro pianeta, ma è solo al di là della Manica. Il 3 aprile alle 19.45 inaugura il Tottenham Hotspur Stadium. Lo scintillante gigante grigio sorge su un’area che ricopre in parte quella dove fino a qualche anno fa si stagliava il mitico White Hart Lane. E fra nemmeno due settimane ospiterà la prima partita ufficiale, ospite il Crystal Palace. Quasi un segno del destino, una “congiunzione astrale” che lancia un messaggio a Roma e dice: guardate come si fa.

    Continua a leggere su “Il Romanista”

    * * *

  • Biglietti Champions, guerra di prezzi tra Barça e United: quando interverrà la Uefa?

    Un punto di non ritorno. È quello toccato dal prezzo fissato dal Barcellona per i 4,610 posti del Camp Nou destinati ai tifosi del Manchester United per il ritorno dei quarti di Champions League del 16 aprile: 118 euro (102 sterline). Il Manchester non è rimasto a guardare e ha comunicato di «aver preso la difficile decisione di far pagare ai tifosi del Barcellona lo stesso prezzo» per l’andata del 10 aprile. Con questa mossa il club inglese permetterà ai propri tifosi di pagare “solo” 75 sterline per il Camp Nou, sovvenzionando in parte il biglietto con 27 sterline ricavate proprio grazie all’innalzamento dei prezzi per i tifosi blaugrana che saranno a Old Trafford il 10 aprile.

    Cotninua a leggere su “Il Romanista”

    * * *

  • Tottenham Stadium: così vicini, così distanti. Ma non chiamatelo White Hart Lane

    Quando si parla di stadi, bisogna parlare con ArchiStadia. Il blog, fondato nel 2015 dall’esperto e appassionato del settore Antonio Cunazza, è il principale riferimento web in Italia per chi vuole approfondire qualsiasi aspetto legato agli impianti di calcio. Ed è proprio lui che ci aiuta a ripercorrere la storia degli stadi del Tottenham: «Possiamo dire che il club inglese ha potuto contare sui migliori progettisti di ogni epoca in cui ha costruito i suoi stadi. 

    Continua a leggere su “Il Romanista”

    * * *

  • La prefazione di Antonio Padellaro a “Il calcio secondo Pasolini”

    Prefazone di Antonio Padellaro a “Il calcio secondo Pasolini”, pubblicata anche su “Il Fatto Quotidiano” del 31 ottobre 2018

    I dolori (per il pallone) del giovane Pier Paolo

    «Io abitavo a Bologna. Soffrivo allora per questa squadra del cuore, soffro atrocemente anche adesso, sempre. (…) L’attesa è lancinante, emozionante. Dopo, al termine della partita, è un’altra faccenda, ci si rassegna al risultato, o si esulta». Quante volte recandomi allo stadio ho pensato la stessa cosa. E quante volte mi sono un poco vergognato di quell’attesa “lancinante, emozionante”: ma come, alla tua età palpitare ancora come un bamboccio…?

    Quando ho letto che Pier Paolo Pasolini provava esattamente ciò che io provo (e con me provano milioni di esseri umani) l’ho ringraziato dal profondo del cuore. Così come va ringraziato Valerio Curcio che con la sua ricerca attenta, documentata, appassionata ci ha raccontato l’umanità di uno dei massimi pensatori contemporanei, nella sua forma più autentica e intima.

    Perché continuare a blaterare (come molti blaterano) che in fondo si tratta “solo” di una partita di calcio è una bestemmia, un’idiozia e forse anche un crimine intellettuale (fermatemi!). A costoro direi di leggere Il calcio secondo Pasolini, prima di aprire bocca, se ciò servisse a qualcosa. Perché il tifo (o come vogliamo chiamarlo), il trasporto esclusivo, ossessivo per quei colori lì, l’avversione per quelle altre maglie là (non dirò quali), non prevede parole. Il sentimento che nel volgere di un attimo può illuminarti e poi trafiggerti, quindi trafiggerti e poi illuminarti fa parte di un’oscura e insieme radiosa cerimonia interiore che non può essere spiegata. Esiste e basta.

    Però il calcio non è solo spettacolo o condivisione o emozione stando seduti sugli spalti o davanti al teleschermo. Quel gioco siamo noi, se conserviamo ancora il vigore per dare quattro calci con gli amici. Quel gioco siamo stati noi quando, da ragazzini, catapultati da un’aula polverosa, disegnavamo in un prato o per strada le linee immaginarie di un campo ideale (e perfino i pali della porta, larghi da un sasso all’altro e alti una misura immaginaria come immaginaria era la traversa). Per quelle partite Pasolini, scrive Curcio, lasciava il set a Mosca per correre a Roma, e poi dopo scapicollarsi in aeroporto.

    Racconta Franco Citti che «finita l’esaltazione, il momento magico che lo faceva ritornare come un ragazzino a sorridere e a ridere, ritornava a essere solo, immediatamente si ritrovava ad annegare nei pensieri e nei problemi che non raccontava mai a nessuno». Sentite Dacia Maraini: «Secondo me Pier Paolo andava avanti con la testa rivolta indietro. Inseguiva un sé stesso bambino che scappava. Quando giocava, quel bambino prendeva corpo assieme al pallone, quando finiva di giocare, tornava l’adulto inquieto e doloroso che era diventato».

    Di più, di meglio non si può dire. «Dimmi cos’è, cos’è», canta Antonello Venditti mentre prendo posto nel luogo della sofferenza e della gioia. Leggete questo libro e comincerete a capire: cos’è.

    Antonio Padellaro

    * * *

  • Il calcio secondo Pasolini – Introduzione

    Tratto da “Il calcio secondo Pasolini” di Valerio Curcio (2018, Aliberti Compagnia Editoriale)

    Quello tra Pier Paolo Pasolini e il calcio è un binomio suggestivo. Da un lato, uno sport che oggi rappresenta una delle più fiorenti industrie dell’intrattenimento al mondo: uno spettacolo che, nonostante la sua sempre più sfrenata commercializzazione, continua ancora a emozionare per le storie dei suoi protagonisti e per l’amore tra i tifosi e la loro squadra. Dall’altro, la figura di un intellettuale scomodo per definizione, a cui a oltre quarant’anni dalla morte viene tributato forse il più importante riconoscimento in termini di riabilitazione e di riscoperta artistica, anche in chiave commerciale. Da alcuni anni, infatti, Pasolini ha conquistato la ribalta dei mezzi di comunicazione e delle iniziative di ogni tipo: dai film ai graffiti, dai social network agli aperitivi, dagli spettacoli teatrali alle passeggiate tematiche. Non deve perciò meravigliare che un libro, pur rifiutando le letture semplicistiche che dominano certe narrazioni della sua figura, intenda incentrarsi proprio sul rapporto tra Pasolini e il calcio, un tema di certo considerato secondario nella sua storia e produzione artistica.

    In questa riscoperta di Pasolini, il racconto della sua esperienza umana e creativa è stato spesso banalizzato e rapportato semplicemente alla figura del “poeta delle borgate”, dell’intellettuale che ha dato dignità alle periferie urbane vivendole e raccontandole. Diversamente, altri profili importanti della sua poliedrica attività hanno avuto meno appeal: ad esempio il suo ruolo di militante comunista non ortodosso, di critico pungente della società dei consumi e di profondo indagatore dei rapporti tra i gruppi di potere politici e industriali. La stessa società dei consumi contro cui si scagliava, oggi ascesa a livelli allora inimmaginabili, funge da moltiplicatore seriale della sua immagine quasi fosse un brand attraverso una singolare operazione di marketing post mortem che ha già avuto un illustre precedente in Che Guevara.

    Di questo, ovviamente, risente anche la narrazione fin troppo stereotipata e spesso mistificata del rapporto tra Pasolini e il gioco del pallone. E da qui nascono la premessa e la motivazione di un libro incentrato su Pasolini e il calcio: proprio perché questo rapporto va ben oltre il flash superficiale che può fornire una sua foto su un campetto in terra battuta, vestito elegante in mezzo ai ragazzini coperti di stracci, o una sua breve citazione sul ruolo liturgico della partita allo stadio nella società contemporanea. Il rapporto di Pasolini con il calcio ha significato invece molto di più: un’immersione completa, autentica, profonda e al tempo stesso caleidoscopica che risulta assai difficile rintracciare anche nel più entusiasta dei calciofili o dei tifosi.

    In questo quadro, il criterio di strutturazione del libro si prefigge di ricomporre e restituire il suo approccio multiforme e totalizzante al calcio. Una sorta di mosaico articolato in cinque capitoli dedicati alle diverse ma coesistenti direttrici su cui si è instradato il suo rapporto con il pallone: l’amore mai spento per il Bologna, squadra del cuore fin dai tempi della sua gioventù; l’esperienza da calciatore praticante, dai campetti delle borgate romane fino ai grandi stadi di tutta Italia; la trasposizione del calcio in numerose sue opere, dai racconti ai romanzi; la sua pur sporadica ma intensa attività di giornalista sportivo, dalle cronache di un derby romano a quelle delle Olimpiadi del 1960; infine, la produzione di profondi e originali contributi sul ruolo del calcio nella società contemporanea. E forse l’essenza più originale del rapporto tra Pasolini e il calcio può essere rintracciata proprio nella sua personalissima interpretazione socio-antropologica, in quella sua “linguistica del pallone” in cui il gioco del calcio viene letto come sistema di comunicazione attraverso cui si materializza il “rito sacro” della partita allo stadio, celebrato con la compresenza fisica dei tifosi/fedeli sugli spalti e dei ventidue giocatori/sacerdoti in campo. In definitiva, il calcio inteso come linguaggio universale, come strumento di comunicazione, di scambio, di condivisione: dai campi sterrati delle borgate, fino ai grandi palcoscenici della Serie A.

    In foto: Piero Paolo Pasolini e Marino Perani ritratti da Paolo Ferrari nel 1975 durante un’amichevole tra il cast di “Salò” e le vecchie glorie del Bologna che vinse lo Scudetto nel 1964

    * * *