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  • Perché il calcio italiano ha bisogno delle “Safe-Standing Areas”

    Tolte le barriere al centro delle curve, Roma guarda all’Europa per diventare una città più a misura di tifoso. Nei giorni scorsi il presidente della Commissione Sport del Comune, Angelo Diario, ha dichiarato che si sta lavorando affinché nelle curve dell’Olimpico si realizzino delle aree pensate per chi vuole assistere in piedi alla partita (cosa che avviene da sempre, ma calpestando i seggiolini). All’estero si chiamano safe-standing areas e sono la versione moderna delle gradinate di una volta. In Germania sono in quasi tutti gli stadi, così come altrove in Europa, e stanno tornando anche nel Regno Unito.

    IL DECRETO CHE VIETA I POSTI IN PIEDI

    Purtroppo, al di là dei buoni propositi di amministrazioni locali e club calcistici, l’ostacolo sembrerebbe essere a monte. C’è infatti un decreto del Ministero dell’Interno (Art. 6, D.M. 18/3/1996) che tra le altre cose regolamenta i posti in piedi negli stadi italiani: gli impianti calcistici non sono contemplati tra quelli che possono avere standing areas.

    Lo stesso Diario è cosciente del problema e vorrebbe risolverlo: «L’amministrazione non può scavalcare il decreto ministeriale. A metà maggio la Commissione Sport da me presieduta, come ha fatto per le barriere, metterà attorno a un tavolo i soggetti interessati: CONI, FIGC, Comune, commissione parlamentare Sport e Cultura e, auspicabilmente, anche club e rappresentanti dei tifosi. Inoltre, in vista dell’appuntamento il CONI sta preparando un approfondimento normativo per capire se basta una modifica o va riscritto l’intero decreto».

    I TRE TIPI DI STANDING AREA

    Quando si parla di settori per stare in piedi, va considerato che la UEFA impone che nelle competizioni europee gli impianti abbiano solo posti a sedere. Quindi le standing areas devono potersi facilmente trasformare in settori con seggiolini, e viceversa. A seconda del modo in avviene questa sorta di metamorfosi, se ne possono distinguere tre tipi.

    1) Rail seats

    Sono i seggiolini adottati dal Celtic FC per la sua nuova standing area. Sono pieghevoli (come le sedie del cinema) e prevedono una ringhiera per fila, o al massimo una ogni due. Ogni seggiolino è dotato di una serratura che lo blocca in posizione chiusa: prima delle competizioni UEFA, il personale dello stadio provvede a sbloccare tutti i posti a sedere.

    2) Bolt-on seats

    Non tutti sanno che una delle curve più famose d’Europa, la Südtribüne del Borussia Dortmund, è un’enorme standing area da quasi 25 mila posti in piedi. La parte alta presenta seggiolini di tipo rail, mentre nella parte bassa sono di tipo bolt-on. I posti a sedere di questo tipo sono del tutto smontabili e vengono portati via dopo le partite europee, lasciando spazio alla più classica delle terraces a gradoni.

    3) Fold-away seats

    Compongono la standing area che ospita i tifosi del Bayern Monaco all’Allianz Arena. I posti a sedere si piegano interamente verso il basso e vanno a finire sotto ai piedi del tifoso, trasformandosi in una pedana calpestabile. Questo tipo di seggiolini dà luogo a una vera e propria gradinata, con ringhiere intervallate che possono essere più o meno fitte.

    Se da un lato i bolt-on seats, quelli removibili, rappresentano una soluzione un po’ antiquata e costringono ogni volta a smontare manualmente migliaia di seggiolini, dall’altro i rail seats comportano l’installazione di una ringhiera per fila e limitano molto la libertà di movimento, cosa che in tempi di lotta alle barriere può sembrare un po’ paradossale. I fold-away seats, almeno nell’opinione di chi scrive, sono quelli che più si adatterebbero alle curve italiane, perché una volta chiusi lasciano spazio a una gradinata vecchio stampo e molto aperta, garantendo al contempo la sicurezza di chi la frequenta.

    La TV dei tifosi dell’Everton ha visitato la safe-standing area del Borussia Dortmund

    PERCHÉ CE N’È BISOGNO?

    Veniamo al punto centrale della questione. Se da un lato le istituzioni sembrerebbero intenzionate ad avviare un dibattito pubblico sulle standing areas, lo stesso non si può per ciò che hanno espresso fino ad oggi le tifoserie. Tra i tifosi italiani è tacitamente diffuso un ragionamento molto logico: se nelle curve già si sta in piedi, perché mai dovremmo volere una standing area?

    Ci sono però almeno quattro motivi per iniziare quantomeno a parlarne.

    1) Aumenta la sicurezza.

    Chi, esultando al goal della propria squadra, si è fatto quattro file per poi atterrare di stinco sullo schienale di un seggiolino, può capire. Questa è la vera safety, non quella delle barriere al centro delle curve.

    2) Sono una garanzia per il futuro.

    Vi ricordate tamburi e megafoni? Nulla toglie che un giorno qualcuno vieti anche l’innocua prassi di guardare la partita in piedi. Chiedetelo ai tifosi del West Ham alle prese col nuovo stadio.

    3) Aumenta la capienza degli impianti.

    Basta un esempio: in Champions lo stadio del Borussia Dortmund ospita circa 66 mila tifosi. Per la Bundesliga, quando i posti a sedere in curva vengono smontati, la capienza raggiunge le 81 mila unità. Se aumenta la capienza delle curve, aumenta pure lo spettacolo sugli spalti, e la tv potrebbe addirittura ricominciare a inquadrarli.

    4) Si abbassano i prezzi.

    Sveliamo uno dei segreti del tanto decantato modello tedesco: allo stadio l’offerta è diversificata a seconda dei diversi target di tifoso. A Monaco un biglietto in curva per la Bundesliga costa 16 euro, l’abbonamento 140. I settori popolari sono davvero popolari e vengono compensati dalla capienza maggiore e dai servizi “vip” in tribuna. Così si riempiono gli stadi. È il marketing, bellezza!

    CONCLUSIONI

    L’auspicato percorso di rinascita del calcio italiano dovrebbe passare anche dalle standing areas, perché la vivibilità e la fruibilità degli stadi sono ai minimi storici e l’Olimpico di Roma ne è un esempio. È d’accordo Lorenzo Contucci, avvocato da sempre attento alle questioni relative al mondo del tifo: «Trovo paradossale che in Italia chi vuole stare in piedi sia costretto a farlo su posti pensati per far stare le persone sedute. Per tornare a riempire gli stadi bisogna diversificare i settori a seconda del tipo di tifoso: le standing areas sarebbero un passo avanti in questa direzione».

    Forse per la prima volta in Italia il dibattito pubblico in favore di un tema che dovrebbe essere caro ai tifosi viene innescato dalle istituzioni. E non è detto che sia una cosa negativa, anzi, magari accadesse più spesso. Ciò che manca, però, è la voce dei tifosi di tutta Italia, anche perché – nonostante la scelta illuminata di rimuovere le barriere a Roma – non è affatto detto che al Ministero dell’Interno piaccia l’idea di cambiare le norme sui posti in piedi. Le standing areas sarebbero una garanzia contro la barriera più pericolosa, cioè quella economica. L’aumento dei prezzi dello stadio è purtroppo già una realtà, ma con il lento migliorare degli impianti il fantasma del caro-biglietti si farà sempre più incombente.

    In copertina: “Looking up” di Stuart Roy Clarke
    (Tifosi del Sunderland nel 1996 a Roker Park)

    Pubblicato su Gioco Pulito il 4 aprile 2017

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  • In piedi allo stadio dopo Hillsborough: il Celtic apre la strada

    Dopo più di vent’anni di divieti, il Celtic sarà il primo club nel Regno Unito a permettere ai propri tifosi di stare in piedi allo stadio. Il club di Glasgow ha annunciato che per la stagione 2016-17 realizzerà una safe-standing area nella Lisbon Lions Stand. Il settore dovrebbe contenere circa 2600 posti e sarà adibito nella zona dello stadio abitualmente occupata dai tifosi della Green Brigade.

    Le caratteristiche terraces britanniche furono vietate in Inghilterra e Galles a partire dalla stagione 1994-95 seguendo le indicazioni del cosiddetto Rapporto Taylor. Il documento, redatto da una commissione presieduta del giudice Taylor, fu commissionato dal governo britannico per far luce sulle cause della tragedia di Hillsborough e per riformare gli standard di sicurezza all’interno degli stadi. La norma che vietava i posti in piedi, valida solo in Inghilterra e Galles, fu adottata anche dalla Scottish Premiere League.

    A giugno scorso però, dopo anni di negoziati, il Celtic ha ottenuto i permessi dalle autorità scozzesi per inaugurare un moderno settore in cui si possa assistere in piedi alla partita. A contribuire al rilancio delle standing areas è intervenuta anche la sentenza definitiva sulla tragedia di Hillsborough, che individua le maggiori responsabilità nell’operato della polizia inglese.

    Quella contro l’obbligo di sedersi è una rivendicazione trasversale portata avanti da più di quindici anni da numerose associazioni di tifosi britannici. Nel 2012 un sondaggio della Football Supporters’ Federation ha reso noto che il 54% dei 4000 tifosi intervistati preferiva assistere alle partite di calcio in piedi e che oltre il 91% riteneva giusto lasciare al tifoso la libertà di scegliere tra il posto a sedere o quello in piedi.

    Chi caldeggia il ritorno dei posti in piedi prende a modello l’Europa centrale, in particolare la Germania. Da tempo nei principali campionati tedeschi i vantaggi delle safe-standing areas vengono dimostrati in molti stadi. Perché è innegabile che, se da una parte tali settori contribuiscono a rendere l’atmosfera allo stadio molto più trascinante, dall’altra permettono ai tifosi di stare in piedi in aree sicure in cui l’effetto “valanga” può essere impedito dalle ringhiere installate tra una fila e l’altra. Senza dimenticare che permettono di abbassare notevolmente i prezzi di una parte dello stadio, cosa non da poco in un momento in cui il caro-biglietti è un problema riconosciuto a livello internazionale.

    Il merito del calcio tedesco è infatti quello di attirare allo stadio un pubblico socialmente molto differenziato, anche per squadre piene di campioni. I biglietti nell’area situata dietro le due porte del Bayern Monaco per le partite di Bundesliga costano solo 15 euro: meno di quanto chiedono molti club italiani per uno spettacolo di livello certamente più basso. Una delle curve più celebri al mondo, il Muro Giallo del Borussia Dortmund, è una standing area da 25 mila posti: il biglietto per assistere a un match di campionato costa poco meno di 17 euro.

    Stare in piedi allo stadio è bello per chi ama tifare, è utile al fine di supportare i giocatori e soprattutto è quello che vogliono i tifosi. Come ha dichiarato l’amministratore delegato del Celtic, Peter Lawwell, “la realtà nel calcio globale è che molti tifosi scelgono di stare in piedi durante le partite. Noi dobbiamo solo accettare e coordinare tale pratica, capendo allo stesso tempo l’impatto positivo che ha sull’atmosfera allo stadio”.

    Ma non tutti i club nel Regno Unito vedono di buon occhio i tifosi che allo stadio preferiscono cantare e stare in piedi: nel video Behind Leicester City pubblicato da Mondo Futbol, due tifosi del gruppo Union FS del Leicester raccontano di come la dirigenza abbia operato proprio per reprimere tale pratica.

    Come segnala il blog Info Azionariato Popolare, l’esperienza dei bianco-verdi di Glasgow potrebbe avere dei risvolti anche in Inghilterra e Galles. I tifosi di club come Manchester United, Chelsea e Arsenal hanno da tempo dato vita a campagne per richiedere i posti in piedi, così come alcuni club gallesi hanno presentato dei progetti ufficiali con l’appoggio dell’Assemblea del Galles.

    Anche in Italia l’argomento non ha lasciato indifferenti associazioni e gruppi di tifosi. Nel dicembre 2011, in vista della costruzione del nuovo stadio della Roma, il Supporters’ TrustMyROMA ha inoltrato alla dirigenza una lettera in cui si chiedeva di prevedere nel progetto della nuova Curva Sud una standing area. E se l’architetto Dan Meis aveva dichiarato al settimanale Bloomberg Businessweek che “i tifosi saranno comunque contenti poiché i sedili si potranno ripiegare”, la Roma ha invece lasciato trapelare che la standing area nel nuovo stadio non ci sarà.

    La UEFA prevede che le coppe europee si disputino in stadi interamente coperti da seggiolini: questo costringe i club a montare e smontare i posti a sedere nelle standing areas o a dotarsi di seggiolini chiamati rail seat, come quello mostrato nel video

    Tornando alla Scozia e al resto del Regno Unito, la strada sembrerebbe dunque segnata: i pro delle safe-standing areas sono troppi, i contro sono troppo pochi e spesso pretestuosi. Resta solo da capire quanto impiegheranno le autorità e i club britannici nel cedere a una richiesta che viene da più parti. E da vedere se in Italia, per una volta, decideremo di essere pionieri dell’innovazione in campo sportivo, o se come al solito agiremo con il tradizionale decennio di ritardo.

    Pubblicato su Gioco Pulito il 5 maggio 2016

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